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campi, non acconciano, nè abbelliscono edifici, ma solamente a quello attendono che, con pochissima spesa loro, grandissima copia di frutti lor rende; così essi, mentre a guisa di lavoratori servono, niente ad utilità de’ superiori fanno, niuno studio in conservare, non che in aumentare le cose loro pongono, nė quando ancora ignudi e mendichi fossero, si curano; ma di rubare quanto più e quanto piuttosto possono, con ogni arte s’ingegnano.
113. Ma perchè dalla viltà del guadagno tolti, alla carità e alla libera e graziosa amicizia introdotti sono, tantosto non come lavoratori ma come padroni dei poderi, non solamente all’utile e comodo che di quella amicizia d’anno in anno traggono, sono intenti, ma eziandio in fare che noi bene e agiatamente stiamo, con ogni studio s’affaticano.
144. E così caramente amandoci, ogni fatica prendono, ad ogni periglio s’arrischiano per noi non meno che per se stessi; non si stancano, non cessano mai, non cosa alcuna senza nostra saputa si procacciano.
145. Questa sì fatta amistà, se noi colla superbia nostra non calpestassimo l’umanità, e deposta la natura d’uomo quella di fiera non vestissimo, da se stessa certo nascerebbe e andrebbe crescendo. E veramente niuna cosa può ad uomo più comoda avvenire, che la dimestichezza d’un altro uomo, specialmente