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e così leggieri, per esserci molte cose, le quali impediscono, disturbano e tirano indietro gli esecutori.
97. Perciocchè onesta cosa è perdonare a’ poveri quando errano, e esaminare se stessi, e vedere se negli animi suoi alcun difetto per avventura nascoso si stesse: per non avere a dar altrui quel biasimo che essi meritassero: perciocchè molte volte addiviene, che per leggerezza o per ritrosia o per fretta o per ira de’ superiori, le cose ben ordinate si guastano, e le imprese con diligenza e saviezza in assetto messe al contrario riescono. Laonde nella commedia antica è stato detto: Quant’è misera cosa, o sommo Giove, Divenir servo di padrone sciocco! Guardinsi dunque da questo ancora; nè sopra gli amici l’ira loro rivolgano, dovendola piuttosto sopra se stessi rivolgere.
Cap. XIV. Esser obbligo del padrone dar la mercede, e rimunerare i servigi della famiglia: non dover esso lasciarle mancare il bisognevole, nè scarsamente somministrarglielo; dover ognun procurare che i suoi, lieti e volonterosi li servano.
98. Ora poichè al giogo di questa amicizia, gli uomini non per amore o per carità, ma per isperanza di guadagno sottentrano; è da porre ogni studio in fare che quelli, i quali nell’ ufficio loro diligentemente portati si so-