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quali o amici o almeno famigliari, ma senza dubbio poveri e d’aiuto privi sono?
92. Astuti ancora e maliziosi essere paionmi coloro, i quali assai si credono aver rimunerato le fatiche, le vigilie, gli stenti, i travagli, i disagi e i dauni tutti degli amici bassi, e largamente soddisfatto avergli col non avere dell’autorità e della maggioranza sua contra di loro ingiusta e perversamente usato, ma benevoli e mansueti esser loro stati, come se da principio riguardato si fosse ad iscambiare l’ una amorevolezza coll’altra, e non colle ricchezze e coi guadagni.
93. Non sarebbono costoro ingiusti, se avendo essi prima condotto alcuno sonatore, il quale col suono del suo stromento, mentre a tavola sedessero, gli dilettasse, e dimandando poi esso la mercede sua, eglino allo ’ ncontro sedere a tavola, e toccando essi un altro stromento, altrettanto suono eziandio più soave udire ne lo facessero? Certo sì; per ciocchè colui quello diletto non gli prestò per riaverne altrettanto, ma quasi glielo vendette.
Cap. XIII. Esser proprio della dolcezza e umanità de’ superiori il comportare i difetti, e gli erro▾ ruzzi delle persone soggette.
94. Ma come a’ poveri conviene con pa zienza e umiltà sofferire, quando sprezzati e straziati sono da’ superiori, così scambievol-