Pagina:Della Casa - Opere varie, 1855.djvu/15


11


19. Sconvenevol costume è anco, quando alcuno mette il naso in sul bicchier del vino che altri ha a bere, o su la vivanda che altri dee mangiare, per cagion di fiutarla: anzi non vorrei io, che egli fiutasse pur quello che egli stesso dee bersi, o mangiarsi; posciachè dal naso possono cader di quelle cose che l’uom ave a schifo, eziandio che allora non caggiano. Nè, per mio consiglio, porgerai tu a bere altrui quel bicchiere di vino al quale tu arai posto bocca, ed assaggiatolo; salvo se egli non fosse teco più che domestico. E molto meno si dee porgere pera, o altro frutto, nel quale tu arai dato di morso. E non guardare, perchè le sopraddette cose ti paiono di picciolo momento; perciocchè anco le leggieri percosse, se elle sono molte, sogliono uccidere.

Cap. IV. Per far conoscere, quanto non sieno da trascurarsi le minute cose, delle quali ha parlato, racconta l’autore ciò, che fece M. Galateo col conte Riccardo per comando del Vescovo di Verona.

20. E sappi che in Verona ebbe già un vescovo molto savio di scrittura, e di senno naturale, il cui nome fu messer Giovanni Matteo Giberti; il quale, fra gli altri suoi laudevoli costumi, si fu cortese e liberale assai a’ nobili gentiluomini che andavano e venivano a lui, onorandogli in casa sua con magnificenza non soprabbondante, ma mezzana,