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87. Egli adunque a questo male poter rimediare si credette, se non solamente dalla dimestichezza, ma ancora dal cospetto loro tolto si fosse; perciocchè a lui pareva dovere avvenire ch’essi a poco a poco da quello che di lui pensar solevano, disusati, avrebbero cominciato a concepire nelle menti loro non so che di maggior istima. E certo la cosa passa in questo modo, perciocchè il più delle volte noi coll’animo fingiamo e sospichiamo maggiori essere le cose, delle quali niuna contezza o isperienza abbiamo.

88. Già nou son io tale, che ammaestri i superiori ad iscoprire e palesare se stessi agli inferiori amici, come a fratelli carnali: serbisi questo alle semplici e pure amistà: ma come ciò ben fatto non mi pare, così non vorrei che essi fossero severi, maninconosi e intollerabili.

89. Saviamente nel vero fece Deioce, come colui, il quale tra’ barbari e in una signoria nuova era, tuttochè molte cose spiacevoli provare gli abbisognasse, e sopra tutto l’ esser privato della presenza e della famigliarità de’ compagni e de’ parenti e de’ cittadini suoi.

90. Mantengano adunque i potenti la dignità e grado loro, ma con buon modo, e coll’animo libero grata udienza prestino agli amici dimestichi; rispondan loro umano e benigna-