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libera alquanto gire ne la lasci, tosto ch’ella le forze ha pigliato, innalzasi e da niuno freno ritenuta, qua e là strabocchevolmente scorre. - 65. E certo quai possono essere i meriti d’alcuno che voglia sofferire la spietata e barbaresca superbia d’ alcuni, i quali è più onesto accennare che nominare? I quali veramente di tanto odio sono degni, che niuna maraviglia è se ci ha di quelli i quali, tuttochè vilissimi, piuttosto in estrema povertà vivere vogliono, che pure guardarli, non che tollerarli. Gli uomini poveri e di bassa condizione dalla istessa necessità sono abbondevolmente fatti accorti di quello che loro di fare appartenga, e se pure in qualche errore incappano, mancargli non può chi gli ammendi.

66. Stimino adunque i ricchi sè ancora alle leggi sottoposti essere (quando la autorità de’ padri sopra a’figliuoli è stata dalla natura quasi d’ una siepe intorniata; la quale chi passasse, cosa vituperosa e scellerata farebbe); nè coloro cui di ricchezze e dignità avanzano, sprezzando del tutto abbandonino e tengano per nulla; nè tutti ancora da tutti ugualmente una vilissima e alla servitù simigliantissima maniera d’osservanza ricerchino, perciocchè la differenza de’ gradi delle persone ora è molta, ora è poca: secondo la qualità dunque di quegli, agli amici bassi le imprese