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vero di non sapere vivere in questa amicizia confessino.
40. Deono ancora, se prima richiesti, e quasi da necessità costretti non fossero, con ogni diligenza guardarsi di non si porre a motteggiare con gli amici potenti: perciocchè nel motteggiare hacci alcuna sicurtà, la quale agli uomini pari essere dimostra, e la superbia risveglia. All’incontro, se essi motteggiati, e da qualche acuta e odiosa parola morsi saranno, si deono perciò eglino con lieta faccia e con piacevolezza rispondere, con ogni loro sforzo adoperandosi a fare, che l’ira la quale veramente non potrà in guisa alcuna star cheta, di fuori non si mostri; e quantunque più agramente del dovere trafitti si sentano, di riscuotersi non si arrischiare; perciocchè non è cosa d’ uomo ubbidiente il vendicarsi delle ricevute punture.
44. Io so, che quanto più alcuno sarà ingegnoso e pronto, tanto più malagevolmente ciò potrà fare; perciocchè molte cose argute gli si pareranno davanti, le quali appena ei potrà tacere. Egli è una grande pazienza, essendo tu sovente percosso, a non ripercuotere, massimamente trovandoti l’armi avere in mano. Ma non per tanto l’ira è da raffrenare con grandissima diligenza, ed è da fare sì, che co’ superiori anco a ragione non si contenda: perciocchè se pèrdono odiànoci; e se