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spiacevoli e agre facendo. Questi non sono segni di osservanza, nè di ubbidienza.
37. Ma diranno essi: qual mia colpa è, se un uom senza isperienza, senza lettera, e forse ancora senza ingegno, di cose difficili ed oscure favellando, viene ad incitarmi e mettere in quistione, avendo io principalmente nella cosa, di cui si ragiona, posto tutto il mio studio? Anzi non è da fare a questo modo, ma conviene aver rispetto, e come con un compagno e non con un nemico si lottasse, risparmiare le forze: perciocchè il tirarsi alcuna volta indietro e lasciarsi vincere, profitto ci apporta; laddove il voler esser vincitore sovente danno ci arreca.
38. Da che ne nacque l’antico proverbio della vittoria di Cadmo. Quivi, replicheranno essi, malagevole cosa essere questa da fare; massimamente quando gli animi sono già nella contesa riscaldati; e oltre a ciò sè non potere soffrire che altri vegga loro confessarsi d’altrui vinti in quello, di che essi maestri si tengano.
39. Or dicano essi ciò che piace loro; io di questa cosa più disputare non intendo: anzi, se così vogliono pure, gliela concedo. Tengo ben per cosa certa, e si gliele annunzio che ’l farlo di niuna utilità gli fie, ma si danno. Perciò la superbia dopo le spalle gettino, e l’altezza dell’ animo abbassino, ov→