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32. Questi come di sopra è stato detto, ad altri esercizi sono da indirizzare, acciocchè in istenti e crucci l’età lor non ispendano; e spesala, indarno la fortuna come poco favorevole non accusino, siccome sogliono, essendone la colpa di essi. A noi fa di bisogno di uomo mansueto e d’ingegno facile e pieghevole, il quale un poco del torto pigliarsi, e alla fortuna con l’animo gioioso, od almen quieto, ubbidire sappia, talmente che per forza farlo non paia; niuno certo malvolentieri a quelli ubbidisce, cui egli ha in riverenza.
33. Adunque posciachè alla superbia resistere pur bisogna, nè cosa è che a ciò fare più potente sia, che l’ ubbidienza e l’osservanza; doveranno i poveri e bassi amici affaticarsi in far ogni onore e ogni servigio a’ superiori, il che parte ne’ detti e parte ne’ fatti mostrerassi.
Cap. VI. Dover l’inferiore usare parole umili, e rimesse non dover mai riprendere il padrone, non ostinatamente contraddirgli, non farsi a motteggiarlo, nè mostrare sentimento dei suoi motteggi, ancorchè pungenti: essere odiosa a’ grandi la taciturnilà de’ suoi famigliari; ma dover però questi usar misura nel lor favellare.
34. Ne’ detti dunque e ne’ ragionamenti piacevole e dolce esser conviene, con alcuna riverenza, lontana però da ogni adulazione, di cui poco dappoi si ragionerà. E questa è