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mentare delle facultà occupata, con tutto l’animo alle ricchezze intenta; perchè di quelle, come d’un singulare, maraviglioso e da tutti desiderato bene si gloriano, sprezzando altrui, e per nulla tenendo.
23. Questa superbia e arroganza molto maggiore ancora, e certo non senza ragione, diventa, perciocchè molti molte cose da’. ricchi chiedere sono sforzati; e ancora perciocchè delle signorie degni si credono, stimando che le signorie e gli stati per le ricchezze, delle quali essi largamente abbondano, sieno desiderati. Sono adunque le ricchezze di vanagloria e orgoglio piene, e la licenza, compagna della supérbia, se ne menano seco; perciocchè difficil cosa è, se la ragione e la prudenza per avventura non vi s’intramettono, a non levarsi in superbia per li favori della fortuna. Sogliono ancora i ricchi oltra misura essere morbidi; perciocchè sono dilicati e femminili; e colla dimostrazione delle facoltà beati vogliono essere riputati. E, per dirlo in una parola, pazza cosa, ma fortunata e avventurosa è la ricchezza.
24. E questi difetti nelle ricchezze nuove sono peggiori, che nelle antiche; imperciocchè coloro, i quali di subito son divenuti ricchi, con assai poco giudizio della liberalità e della magnificenza usano, siccome di molti nella città di Roma si vede. Nel che, se al-