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nare si presumono; anzi fastidioso è chi alcuna grande benivolenza in essa desidera, di scambievole e fervente amore piena.
18. Egli fa di mestieri a distinguere l’ una ragione d’amicizia dall’altra, acciocchè in una sola il tutto da ciascuno pazzamente non si ricerchi. Perciocchè il credere che coloro, i quali non ad altro che alla utilità propria intenti sono, di tanto benevoli essere ci debbiano, che più stimino l’altrui profitto che ’l suo, è cosa da uomo nel desiderare disordinato e nel considerare trascurato. Con tutto ciò non è ad amendue la medesima utilità proposta, ma i potenti le fatiche e i servigi de’ bassi ricercano; i bassi all’ incontro ricchezze e dignità da’ potenti desiderano.
19. Quindi avviene che gli uomini potenti, siccome quelli che di ricchezze abbondevoli sono, d’alcuno guadagno non si curano, ma solamente s’appagano del vedere questa così fatta amicizia allo splendore della dignità essergli onorevole, agli agi del vivere, al farsi riputare, al fornire delle bisogne loro, e a molte altre cose non pure diletto, ma utile ancora donargli. Ma gli uomini bassi, siccome poveri e bisognosi di dignità e danari, e siccome deboli, potenti e ricchi, quasi per sostegno loro, ricercando vanno.
20. Essendo adunque le cose si fattamente ordinate, e giovando in ogni altra cosa il sa-