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11. E perciò sconcio costume è quello di alcuni che in palese si pongono le mani in qual parte del corpo vien loro voglia.

12. Similmente non si conviene a gentiluomo costumato apparecchiarsi alle necessità naturali nel conspetto degli uomini; nè quelle finite, rivestirsi nella loro presenza. Nè pure quindi tornando, si laverà egli, per mio consiglio, le mani dinanzi ad onesta brigata; conciossiachè la cagione, per la quale egli se le lava, rappresenti nella immaginazione di coloro alcuna bruttura.

13. E per la medesima cagione non è dicevol costume, quando ad alcuno vien veduto per via (come occorre alle volte) cosa stomachevole, il rivolgersi a’ compagni e mostrarla loro. E molto meno il porgere altrui a fiutare. alcuna cosa puzzolente, come alcuni sogliono fare con grandissima instanza, pure accostandocela al naso, e dicendo: Deh sentite di grazia, come questo pute! anzi dovrebbon dire: Non lo fiutate perciocchè pute.

14. E come questi e simili modi noiano quei sensi a’ quali appartengono, così il dirugginare i denti, il sufolare, lo stridere, e lo stropicciar pietre aspre, e il fregar ferro, spiace agli orecchi, e deesene l’uomo astenere più che può. E non sol questo, ma deesi l’uomo guardare di cantare, specialmente solo, se egli ha la voce discordata e difforme; dalla