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15. Sono alcune città, le quali hanno per usanza di mandare in esilio a volontà del popolo que ’ cittadini, quantunque innocenti, i quali veggano essere in quache virtù più degli altri eccellenti; e questa usanza non è molto biasimata da Aristotile maestro di coloro che sanno, nè per altra cagione ciò in quelle città si fa, se non perchè volendo esse, che tutte le cose loro pubbliche con pari passo procedessero, giudicavano ogni cosa, qual ch’ella si fosse, la qual si trovasse più eccellente dell’ altre, essere da tagliare e quasi da abbassare si veramente che alla virtù, la quale troppo si innalzasse, niuno riguardo s’avesse.

16. Laonde poichè alle ricchezze l’onore e la signoria s’è dato, quelle solo, gittato tutto il resto dopo le spalle, s’apprezzino, a quelle solo la virtù, la nobiltà, la dottrina si sottoponga. Quelli che ciò fare non vogliano de’ quali la moltitudine è grande, tali in questa amicizia riputati esser deono, quali nelle città i cittadini di nimicizie e scandoli commettitori. Questa amicizia è tra coloro i quali di ricchezze e d’autorità sono disuguali e quello che insieme li congiugne, non è amore, ma utilità.

47. Da che si conchiude, molto, come s’è detto, ingannarsi coloro, i quali colle leggi della vera e propria amistà, questa di gover-