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que se stesso tanto apprezzi, quanto merita, nè più desideri o comporti esser dall’ amico apprezzato. Ma a noi convien intender, che questa cosa altrimenti stia; perciocchè la maggior parte degli uomini s’inganna, il cui errore è da levar via, acciocchè, come è loro usanza, non abbiano a confondere ogni cosa.
14. Eglino adunque, quando ciò nell’animo rivolgeranno, doveranno ricordarsi, che non a tutte le cose, ma solamente alle ricchezze e alla potenza riguardo s’ha da avere; conciossiacosachè cotale amicizia sia fermata con patto, che il tutto a’ ricchi e potenti si conceda, perciò solamente che ricchi e potenti siano. Il perchè coloro i quali confessano, anzi co’ fatti dimostrano, di non poter sofferire la povertà, e hanno bisogno delle altrui facoltà e potenza, astengansi dal rimproverarci, nè tanta stima facciano dello ingegno, o della nobiltà, o della dottrina (nelle quali cose quantunque per altro lodevoli, essi ancora poco si confidano) che perciò sè dover essere agguagliati, ovvero proposti a’ superiori, si persuadano.
12. Ma dirammi alcuno: - Io son migliore; più dotto e più nobile, e in altro non sono da meno, che in una sola cosa, la quale veramente non è posta nella virtù, ma dipende dalla fortuna. Or sia pure comunque si voglia; io lascio andare, che questi tali per lo più sono