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TRATTATO DEGLI UFFICI COMUNI TRA GLI AMICI SUPERIORI E INFERIORI
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Cap. I. Quanto sia più difficile a’ nostri di il soprastare e comandare ad uomini liberi, di quel che fosse una volta a’ servi. Proposizione della materia che s’imprende a trattare.
1. Io istimo che di un grande e continovo travaglio privi fossero gli antichi, li quali non di uomini liberi, come quasi è nostra usanza, ma di servi la famiglia loro fatta avevano, della cui opera e per agio del vivere, e per farsi riputare, e per gli altri bisogni della vita si servivano. Imperciocchè, essendo la natura dell’uomo nobile, ampia e diritta, e al comandar assai più che all’ubbidire atta, dura e odiosa impresa coloro si pigliano, i quali sopra essa gagliarda e intiera di forze, la maggioranza, come oggidì si fa, vogliono esercitare Agli antichi non fu al mio parere, difficile o noiosa cosa il comandare a quelli che già domati e quasi dimesticati erano, come gente a cui o le catene, o le lunghe fatiche, o l’animo infino dalla fanciullezza servile, avesse l’orgoglio e