Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
105 |
contraffà cosa laida, siccome tu puoi vedere; e le cose contraffatte non sono troppo lungi dalle vere.
177. Non si vogliono fare cotali risa sciocche, nè anco grasse o difformi. Nè ridere per usanza, e non per bisogno. Nè de’ tuoi medesimi motti voglio che tu ti rida; chè è lodarti da te stesso. Egli tocca di ridere a chi ode, e non a chi dice.
178. Nè voglio io che tu ti facci a credere che, perciocchè ciascuna di queste cose è un piccolo errore, tutte insieme siano un piccolo errore; anzi se n’è fatto e composto di molti piccioli un grande, come io dissi da principio; e quanto minori sono, tanto più è di mestiero, che altri v’affissi l’occhio; perciocchè essi non si scorgono agevolmente, ma sottentrano nell’usanza, che altri non se ne avvede: e come le spese minute, per lo continuare occultamente, consumano lo avere; così questi leggieri peccati di nascosto guastano col numero, e con la moltitudine loro la bella e buona creanza. Perchè non è da farsene beffe.
179. Vuolsi anco por mente, come l’uom muove il corpo, massimamente in favellando; perciocchè egli avviene assai spesso, che altri è si attento a quello che egli ragiona, che poco gli cale d’altro. E chi dimena il capo, e chi straluna gli occhi, o l’un ciglio lieva a mezzo la fronte, e l’altro china fino al mento; e tale