Pagina:Della Casa - Opere varie, 1855.djvu/101


97

disdirà in Vinegia; perciocchè questi così fregiati e così impennati e armati non istanno bene in quella veneranda città pacifica e moderata; anzi paiono quasi ortica o lappole fra le erbe dolci e domestiche degli orti, e perciò sono poco ricevuti nelle nobili brigate, siccome difformi da loro.

156. Non dee l’uomo nobile correre per via, nè troppo affrettarsi; chè ciò conviene a palafreniere e non a gentiluomo: senzachè l’uomo s’affanna e suda e ansa, le quali cose sono disdicevoli a così fatte persone. Nè perciò si dee andare si lento, nè sì contegnoso, come femmina o come sposa. E in camminando, troppo dimenarsi disconviene; nè le mani si vogliono tenere spenzolate, nè scagliare le braccia, nè gittarle, sicchè paia che l’uom semini le biade nel campo. Nè affissare gli occhi altrui nel viso come se egli vi avesse alcuna maraviglia.

157. Sono alcuni che in andando levano il piè tanto alto, come cavallo che abbia lo spavento; e pare che tirino le gambe fuori d’uno staio. Altri percuote il piede in terra sì forte, che poco maggiore è il romore delle carra. Tale gitta l’uno de’ piedi in fuori, e tale brandisce la gamba; chi si china ad ogni passo a tirar su le calze, e chi scuote le groppe e pavoneggiasi: le quai cose spiacciono non come molto, ma come poco avvenenti.