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gliendosi veruna precisa notizia dei nomi dei gioielli che ci tramandarono gli autori dell’antichità. Fra le antiche gemme che i moderni han ritrovate sono cristalli di diamante nativo, perle, rubini, zaffiri, smeraldi, e tutte le gemme di minor pregio lavorate, liscie e spesso incise. Gli antichi adoperavano il diamante per lavorar le altre gemme, ma in qualità di ornamento l’usavano solamente in cristallo naturale, poichè non aveano notizia del metodo che hanno i moderni per lavorarlo, e che è invenzione fatta nel secolo XV da Luigi da Berghem. Presso i Romani come oggi presso di noi tal gemma era di tutte le altre la più preziosa, e si aveva come «il dono il più caro.» Innanzi al tempo di Plinio non se ne poteano adornare se non i principi più ricchi e potenti: ma il grande accrescimento che sotto i Cesari ebbe il traffico delle merci orientali, lo rese quindi più comune. Abbiamo nella nostra collezione di anelli antichi uno molto elegante, che senza fallo è di arte romana, nel quale è un cristallo di diamante grezzo colla punta sporgente in modo che par si dovesse adoperare come stilo da graffir sul cristallo: potrebbesi perciò credere esser di quelli che servivano nei banchetti, allorchè facendo i convitati libazioni, scriveano il nome del propinato sul bicchiere di vetro che poi si spezzava.
I diversi corindon che oggi si hanno scientificamente per un sol gruppo di gemme, fra gli antichi si tenevano per altrettante qualità di pietre quanti ne sono i colori, e ce ne riman la prova nella co-