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V.
bulle.
Si chiamò dai Romani Bulla aurea un medaglione di forma lenticulare in oro, sorretto da una fascia ripiegata in forma di sella pure di oro. Alcune volte la fascia è lavorata di cordelle, spesso è liscia, e ve ne sono alcune con lettere sopra poste che formano o nomi o iscrizioni. La bulla d’oro era segno di nobiltà, portandola i patrizi: i plebei l’usavano in bronzo, od in cuoio, e la ricevevano dai padri loro qual testimonianza di affetto: conteneva qualche ricordo, od un amuleto. Ancora la bulla passò in uso presso i primi cristiani che la usarono in metallo a custodia del pane eucaristico ed in cuoio per le reliquie dei martiri, così la tradizione fe giungere insino a noi tal costume, posciachè gli abitini di lana ricamati che si portano oggidì al collo sotto le vesti da alcuni divoti, e che massimamente sono in uso ne’ monasteri, può dirsi che abbiano preso il luogo delle bulle, e servano all’ufficio stesso. Presso i Romani la bulla d’oro era lasciata dai fanciulli che entravano nell’adolescenza in un con la pretesta, e spesso allora veniva consacrata agli iddii lari o ad altra divinità. La ereditarono essi come tanti altri ornamenti ed usi dagli Etruschi: in effetto innumerevoli sono le bulle trovate nelle tombe d’Etruria; e ne abbiamo prova certa in quelle che