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XVI.


I lavori di musaico trassero anche a se la nostra attenzione: perciocchè generalmente parlando il gran numero di coloro che in Roma sono dati all’esercizio di quest’arte, si trovavano a quel tempo pressochè senza lavoro, ed eran costretti di contentarsi al far lavori di picciolissima entità che per lo più consistevano in copie di cose moderne prive di gusto e di spirito artistico, e dove l’imaginazione e l’inventiva non aveano campo da esercitarsi. Noi ci demmo dunque ad imitare, applicando il musaico all’oreficeria, le antiche maschere sceniche, e componemmo o riproducemmo con esso molte e diverse iscrizioni latine e greche. Le quali cose non tardarono ad essere per ogni dove copiate. Se non che per alcune disavventure onde fu colpita la nostra famiglia, ci fu forza interrompere di nuovo questa sorta di studj.


XVII.


Nell’anno 1858 ci fu dato finalmente di poter riprendere e proseguire fino ad oggi le nostre indagini. Principalmente gli ori etruschi, greci e romani furono soggetto di nostre accurate osservazioni e imitazioni. Allor comparando potemmo vedere come nei gioielli etruschi fosse impareggiabile la squisita finezza dei granulati e delle cordelline, come