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que per qualche guisa congetturare qual fosse l’Etrusco e il Greco primitivo, il quale operava liberamente aiutato forse da pochi strumenti, ma guidato dalla buona tradizione, e non semplice operaio, ma più veramente artista ingegnoso.


XIV.


Essendoci dunque noi proposti di ristorare quanto era da noi, e per così dire, rinnovare l’antica oreficeria, la prima cosa ci ponemmo alla ricerca dei metodi che doveano dagli antichi essere usati. Ci venne fatto di osservare che negli ornamenti di oro tutte le parti rilevate erano presso gli antichi sovraposte cioè preparate disgiuntamente, e poi messe su per mezzo di saldature, o di chimici processi, e non già rialzate sulla medesima piastra per via di stampa, di getto, o di cesello. Da ciò forse nasce quel non so che spontaneo, libero, e come artisticamente negletto che si vede ne’ lavori degli antichi, i quali appariscono tutti fatti a mano condotta dal pensiero: laddove i moderni imprimono, direi, una certa indefettibile esattezza alle cose da essi prodotte, che rivela l’opera degli istrumenti meccanici, e mostra quasi l’assenza del pensiero creatore dell’artista. Qui si richiedeva, dunque, di trovar modo a comporre, e saldare insieme tanti pezzi di oro diversi per forma e di tal picciolezza, quale, come abbiam detto, giunge insino all’estremo.

Facemmo prove innumerevoli, furono posti in