Pagina:Dell'oreficeria antica.djvu/21


— 11 —

quelli che in Etruria e nella Magna-Grecia si rinvennero, ed anche in quegli ornamenti pompeiani che più rassomigliano ai greco-italici, sebbene si riscontrino le forme più belle, e similissime alle vetuste (il che fa prova che durò per alcun tempo l’imitazione dei tipi arcaici) il lavoro manuale è di assai minor perfezione, onde si deduce che lo scadimento era di già cominciato. Gli ori poi dell’epoca imperiale di Roma, oltrechè hanno carattere e stile notabilmente diverso, non sostengono per niuna guisa il confronto degli ornamenti e dei gioielli più antichi.


IV.


Quando un corpo si guasta, non uno ma tutti i principii e gli umori ond’ è informato si corrompono. Così venendo di più in più a guastarsi, e ad approssimarsi all’ultimo sfacimento il romano imperio, si corrompeva sempre maggiormente insieme al costume e alla virtù militare e civile ogni disciplina ed ogni esercizio di buone arti. Dal terzo al sesto secolo dell’era volgare, i lavori spettanti all’arte di che discorriamo sono facilmente riconoscibili, perchè in essi molto più di valore ha la materia che l’opera dell’artefice, e fu il tempo che si fecero anella, armille, ed altri ornamenti in oro di peso gravissimo e al tutto straordinario: perchè si riponea lo sfoggio della ricchezza nella quantità dell’oro, non già nell’eleganza della forma. Per questa medesima cagione si trovano pochi di tai gioielli, avidamente cercati e