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Quarta. 407


Non hanno meno paura dell’uomo i Polledri, di quella che hanno i ragazzi del maestro per timore che sia per far loro del male, che però quando lo sentono o lo vedono, fuggono, si nascondono, e scappano, quando possono farlo; e se a motivo delle carezze che da esso ne ricevono, perdano un tal sospetto, li pigliano il sopravvento, di maniera che ad ogni minima correzione li rispondono becco becco, ed i più risentiti e coraggiosi si rivoltano, quando egli minaccia di percuotergli come se la cosa fosse del pari, e non vi corresse differenza alcuna tra di loro; ma se da esso sono castigati in forma, che siano obbligati a riconoscere la sua autorità e superiorità, e di non poter con esso competere, il sospetto si cangia nell’animo loro in timore del castigo, che gli obbliga alla sommissione, per sottrarsene, e le carezze che avevano loro fatto pigliare ardire sopra d’esso, fatte loro in questo tempo cangiano di natura ed in vece dell’animosità, promuovono nel loro interno la gratitudine verso di lui, e l’affetto; poichè arrivano così a capire che il castigo non viene dato loro dal maestro per puro capriccio come si supponevano, ma solo perchè eglino stessi li vanno incontro, e se lo procacciano col mancare al loro obbligo nello sfuggire la dovuta sommissione, e restano convinti ch’è in loro balia l’essere accarezati, o gastigati; e però divengono docili, e pronti a far tutto; così segue ap-


pun-