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278 Parte

nel primo capitolo di questa parte; poichè questa lascia in libertà, e nella natural loro scioltezza le braccia e le mani, che sole devono aver luogo e parte nel maneggio dell’armi di qualunque sorte siano; certo è che dalla situazione della coscia viene la fortezza del Cavaliere a Cavallo, e dalla fermezza della vita il garbo e la grazia di qualunque azione sua, come ho detto più volte e torno a replicare, per disingannare chi ne va in cerca altrove, male a proposito.

Con tale scioltezza di braccio pigli dunque il Cavaliere con la mano destra dalla coscia il dardo, senz’alterare la positura sua, e alzi dipoi la mano fino alla dirittura della sua bocca, e lì lo tenga sotto mano con la punta voltata indietro sì nel tempo del galoppo, come in quello della scappata, finchè non arriva a portata di doverlo scagliare, che allora deve voltar la punta girandolo tra le quattro dita police, indice, medio, e anulare, e giunto ad essere situato sopra mano con la punta del dito auriculare sostenga quella del dardo alla dirittura del bersaglio, e giunto in tal distanza dal medesimo, che si possa vedere il dardo staccato in aria prima che ferisca, tiri addietro il braccio, tanto che basti a dar maggior forza al colpo, con destrezza tale, che non v’abbia parte alcuna la spalla, per le ragioni sopraddette e lo lanci alla volta sua per in-


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