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potevano a meno d’incontrarsi, o a campo aperto per iscavalcarsi, e non riuscendoli questo, gettata via la lancia e messe mano alla spada per fare ogni possibile l’un l’altro di guadagnare la groppa al Cavallo del competitore, per batterlo col piatto della spada sulle spalle, fino che da’ padrini non erano divisi.

La vittoria dei primi consisteva in chi faceva più punti, e questi si ricavavano dai colpi marcati dalla lancia sopra l’elmo che avevano in capo; poichè quegli che erano sopra la fronte dall’occhio in su, marcavano tre punti, due dagl’occhi alla bocca, ed uno dalla bocca al collo, e ne perdeva uno chi feriva sotto il collo; e quello al quale nella corsa cascava per qualunque accidente la lancia, la spada, lo sprone, o le staffe, perdeva quantunque avesse fatto più punti degli altri, essendo questa la legge degl’incontri sopradetti.

E siccome in tali corse talvolta per rompersi la lancia nel ferire, la scheggia penetrando nella visiera feriva mortalmente il succumbente, e la caduta da Cavallo nel secondo, cagionava anche tal volta l’istesso inconveniente, questa fu il motivo, che fossero ambedue messi in disuso; e la grandiosa spesa che portava seco l’apparato e la comparsa non poco contribuì a farne levare affatto il pensiero; così in vece fu sostituito ad’essi il facchino.


Questo