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Terza. 257

ne di feste pubbliche, come era costume nella Città di Firenze, in tempo che regnava in Toscana la Casa Medici, nelle quali i Cavallerizzi erano obbligati ogn’anno di far mostra alla presenza del Sovrano, di qualche Cavallo dei migliori della scuola loro, per obbligargli a non trascurare il loro dovere nel corso dell’anno con questo stimolo; ebbe termine questo costume alla morte del Gran Duca Gio: Gastone, stante la mancanza e della Corte, e della Cavallerizza in Firenze; e allora fu che il Principe di Craon, Presidente del Consiglio di Reggenza, e Cavallerizzo Maggiore di S. M. I. di Toscana, volle che in Siena il giorno di S. Rocco, quel Cavallerizzo, in vece d’andare a Firenze, come faceva, seguitasse ogn’anno a far mostra pubblica dei suoi Cavalli nell’istessa sua scuola; e perchè riuscisse più decorosa, stante i forestieri che vi concorrono, fu introdotto l’uso d’unire alla mostra dei Cavalli anche i Balletti in concerto a tempo di suono, con la giostra e gioco di teste, per darli compimento, il che tuttavia sussiste con applauso universale.

Quello che nei Balletti fa più impressione alla vista delli spettatori è, senza dubbio, la giustezza delle figure, e l’esecuzione di esse, fatta in tempo ed ultimata in cadenza, a seconda che porta la battuta del suono degl’istrumenti che l’accompagnano.


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