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same pratico delle azioni del Cavallo quando è in campagna, sciolto in piena libertà nella sua quiete, quale verificherà col fatto la sopraddetta mia dimostrazione.

E siccome alla potenza motrice si aspetta unicamente di dar moto alla macchina, ed esecuzione a tutte le azioni, stante l’avere ella sola cognizione privativa del meccanismo della medesima, e del modo di farla agire a seconda della legge di natura, poichè il Cavalire non ha se non se la facoltà di esigere da essa una cieca obbedienza alle sue chiamate, così nella seconda parte insegnerò il modo di rendere il Polledro docile, e mansueto in forma, che con piacere si presti a dare esecuzione a tutto ciò che dalla mano del Cavaliere gli vien richiesto; e perchè possa farlo con prontezza, e senza ostacolo ne indicherò immediatamente dopo la maniera di promuovere, e di risvegliare nei legamenti delle gambe di dietro quella elasticità ch’è necessaria per l’esecuzione delle azioni del Cavallo da campagna, caccia, e guerra, ed indi additerò il modo di dar l’essere a quella, che fa d’uopo ai Cavalli di maneggio che non hanno sortito dalla natura se non se in potenza.

Nella terza parte tratterò di ciò che si appartiene all’opera del Cavaliere, perchè possa sapere adattare le chiamate al bisogno, ed alla specifica qualità dell’azione e figura, che egli vuole esigere dal Cavallo, e siccome queste non possono essere eseguite con la dovuta giustezza e propor-


zio-