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Seconda. 131

za del collo del Cavallo, per cui deve servire: che da un capo per la lunghezza di un braccio si divide in due, perchè possa passarvi in mezzo il muso del medesimo: nella cima di queste due parti vi è attaccata una fibbia con il suo ventino, perchè possano fermarsi ambedue alle campanelle della seghetta: tutto il restante di essa è bucata di distanza in distanza, come lo sono li staffili della sella, e all’altro capo vi deve essere un oncino di ferro per poterla attaccare, allungare, e scorciare, secondo il bisogno; e perchè non possa questi ferire il Cavallo nell’agitarsi, conviene che la sua punta sia rotonda a guisa di bottoncino.

Fermata questa alle campanelle della seghetta, dove pure sono fermati i due venti lunghi sopraddetti, si faccia passare il restante tra le due catenelle che tengono insieme le due aste della briglia, come si è fatto del vento lungo che deve agire, e dipoi si passi nei due anelli che restano nel mezzo al petto del Cavallo, e si attacchi l’oncino a quel buco che conviene.

Armato così il Polledro può farsi lavorare anche da terra con la testa e collo piegato, da quella mano che più piace al Cavallerizzo, senza che il medesimo Polledro possa esimersi dall’eseguire da se, e con la maggiore esattezza tutte quelle azioni che dall’arte sono credute opportune a promuovere, ed intro-


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