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lo anch’esso per tenerlo in dovere con le botte replicate di mano in mano con il vento della seghetta, affinchè resti dall’uno e l’altro castigo spaventato, e prenda timore, e nell’istesso tempo lo Scozzone tenga forte il suo vento per impedire che possa riuscirli di scappare avanti, ma senza parlare, perchè non s’avveda che anch’egli si accorda con gli altri a farli del male, e subito che sia ritornato in se dallo spavento, lo Scozzone lo acquieti, e lo lusinghi con la voce piacevole, e con le solite carezze procuri di consolarlo; dipoi li faccia ancora il medesimo l’ajutante, con presentarli dell’erba, e parlarli con piacevolezza, ed allora quello, ch’è di dietro torni a toccarli dolcemente con la bacchetta la groppa o le gambe, dove vede che ha più propensione di muoversi, ed al minimo cenno che faccia di obbedire al tocco della bacchetta, o alla battuta in terra del frustone, si desista subito di più importunarlo, e li si rifaccia da tutti carezze, perchè comprenda da questo, che il castigo non gli è cagionato che dalla sua disobbedienza; si rimandi poi in stalla senza farli far altro in quella mattina per non confonderlo.

Si continui così per qualche giorno crescendo e diminuendo il castigo e la carezza, a proporzione che richiede la difesa o l’obbedienza in forma però, che la sofferenza e la piacevolezza sia sempre preferita al castigo,


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