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Domandò con voce dura:

— Come ti chiami?

— Rosa.

La voce esile tremò come uno stelo, con in cima il fiore di quel nome luminoso.

— La signora che aspetta di fuori è la tua mamma?

— Sì.

La cameriera, che attendeva ordini ferma nell’angolo del salotto, credette che la padrona mandasse a chiamare la sua antica collega.

Nulla. La signora disse:

— Adesso ti darò la risposta.

Si alzò, rigida pur nella persona pesante che sembrava intagliata, anche per il colore del vestito, in qualche legno duro: lenta e calma andò nella stanza attigua, della quale l’uscio era sempre aperto; lenta e calma rientrò nel salotto, con in mano una busta chiusa. La risposta alla donna, che forse implorava sul serio, tragica sulla sua porta come sulla soglia della morte, e che le offriva la vita della bambina come una eredità inestimabile, — o forse la ingannava ancora come dieci anni prima, — era un biglietto da cinquecento lire.