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La città gli batteva intorno sulle alte cancellate rivestite di reti metalliche e foderate di edera: gli batteva intorno, giorno e notte, come un mare in continua risacca: e al signor Massimo pareva, a volte, di essere davvero sul ponte di una nave, che andava lieve e sicura verso un porto ancora lontano. Seduto sulla panchina verde, al margine del praticello inglese, sulla cui erbetta vellutata ondulava il riflesso azzurro del cielo di giugno, aveva anche l’illusione di vedere un po’ d’acqua marina; e si cullava in questo sogno, sebbene l’atmosfera fosse alquanto inquinata dal caratteristico odore fumoso delle metropoli; puzza di asfalto, di carbone, di benzina, di macchine e veicoli in rotazione: che del resto poteva essere appunto l’odore della grande nave in rotta.

Quella mattina, però, soffiava una brezza fresca, che veniva dal nord, e spazzava l’aria, lasciando che i tigli in fiore, intorno al praticello, esalassero tutto il loro magico profumo.

Nulla quindi mancava, al gaudio innocente del vecchio: neppure la speranza che la signora Annetta, la sua fedele governante, andata di persona al mercato, portasse a casa