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un velo di merletto nero messo alla spagnola sui capelli chiari, che porgeva un’attenzione quasi angosciosa al lamento infantile, mentre questo si faceva sempre più alto, supplichevole e insistente.

Tutte incantate ad ascoltare la bella voce profonda e grave del predicatore, le altre donne non sentivano altro: fu piuttosto un sospiro della signora dal velo nero che fece volgere la testa ad una vecchia accanto a noi, e spalancare come al segno di un pericolo i suoi occhi verdicci stralunati. Nell’accorgersi che noi si fissava il vuoto del finestrone, anche lei sollevò il viso, allargandosi sulle orecchie il fazzoletto: e si raggrinzì tutta, di pietà e di sdegno, mentre la creatura che emetteva il lamento, quasi accorgendosi della nuova attenzione, lo raddoppiava, facendolo scoppiare in un pianto sconsolato, sibilante di richiami urgenti e disperati. Parevano gridi di un infelice, tormentato sveglio dai ferri di un chirurgo: e la vecchia disse a voce alta: — Ma è un bambino! Povera creatura, che le fanno?

D’un colpo tutte le donne intorno volsero la testa verso il finestrone: visi arcigni di zitellone disturbate nell’estasi, visi di vecchie buone nonne, e di madri sofferenti e amorose, occhi pieni di ansia, di curiosità, di pietà, di ostilità, tutti furono rivolti verso