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tutto un sogno, la sua vita? Per quanto ricordi, egli ha sempre sofferto e sempre goduto: come il mare, tempeste che sembravano implacabili, e calme simili a quella di questa notte d’incanto, hanno smosso o fermato i suoi giorni. Un tempo egli aveva adottalo per suo motto la celebre strofa biblica: povero son io ed in affanni fin dalla mia prima età; cresciuto poi fui umiliato e depresso; e invece ricorda che i più alti onori gli furono concessi, che fu amato e lodato da milioni d’uomini; e l’oro colò fra le sue dita come l’acqua e la polvere nella clessidra del tempo. Anche adesso la sua giornata passa in quiete salutare, spesso in letizia: perché dunque, questa sera, la melanconia lo riveste coi raggi della luna? La luna, dicono nei paesi del nord, è il sole dei giovani: ecco perché adesso egli sente la fredda lontananza del pianeta, il cui viso lo sbeffeggia col sogghigno di un cattivo fantasma. Da questo mistero di lontananza, che d’altronde lo distaccava anche dalle cose più vicine, e lo isolava come uno a cui nessuno più possa accostarsi, arrivavano tuttavia voci, suoni, vibrazioni, segni di vita intensa e commossa. Il gemito di passione di un violino sgorgava dalla radio di una villa accanto, e dal lido arrivavano, come stridi appassionati di gabbiani, le risate delle