Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu/269


— 263 —


*

Ma adesso siamo di nuovo qui, nella capitale, ricacciati nel sacco della più grezza realtà. Brutte cose si sentono: donne tagliate a fette, non per passione, ma per turpe rapina; un delitto egualmente orrendo nel quartiere, cioè un mite socievole cagnolino accecato e avvelenato per odio contro il suo padrone; la sterlina gravemente malata di un misterioso morbo; nuvole vanno e vengono, dentro e fuori di casa, e se qualche giornata è serena, la brina la riveste di gelo; ma quando queste mattine ridono, coi loro denti cristallini, sbeffeggiando i vecchi reumatici e brontoloni, che sono di nuovo angariati dai fantasmi neri e pelosi, ancora puzzanti di naftalina, dei vestiti invernali, arrivi tu, Mirella, con le guancie che hanno la freschezza della brina e gli occhi scintillanti come il prato sotto il sole; tu, che, sì, sei rimasta fedele alla tua Rivista di Cinelandia, e la tieni sotto il braccio, unita alla racchetta adorata, scaldandola col fuoco del tuo sangue adolescente.

E sbuffi, e ti spogli del tuo soprabito sportivo, e butti via, con un moto della testa, il