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giovinetto asino del nostro buon vicino e amico Pollini.

All’incantesimo concorre certo la lettura dei giornali illustrati; ed è questa, sopratutto, l’ora del trionfo della bella Théros. Essa è lì, sulle copertine incendiarie delle riviste patinate, come su quelle dei giornaletti da pochi soldi: è davanti a tutti, fanciulli, donne, anziani, e la sua figura domina il mondo: persino qualche vecchietto si lecca l’angolo della bocca e qualche signora austera e melanconica si lascia cadere la testa sul petto.

Bella? Eppure non è veramente bella, Théros, e il suo pseudonimo greco che vuol dire Sole di Estate non risponde alla classica figurazione di Venere: ha le mani e i piedi grandi: mani per afferrare verghe d’oro e braccia muscolose di uomini ardenti: piedi fatti per correre le interminabili strade del mondo, arrampicarsi sulle vette della fama, schiacciare i cespugli spinosi davanti alle romantiche caverne dove nascondersi e sfuggire l’inseguimento della vita brutale di ogni giorno: ma la sua persona alta, esile, pieghevole, di una dolcezza tragica, di una tenerezza corazzata di energia e di coraggio, ricorda, non so, uno di quegli uccelli migratori che volano sopra i mari e le lande, e sfidano le tempeste e i pericoli, pur di