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molli dell’odore umidiccio del prato, vengono a salutarla fin sulla soglia della cucina ospitale.
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E in questa casa aerea, fatta di nulla, ma sempre pulsante come il cuore di un uccello, che sono benvenuti i giornali, le cronache, le riviste del cinematografo: anzi sono essi, con le loro meraviglie, a completare la meravigliosa corsa di questi giorni senza peso, che galleggiano come meduse sul mare finalmente placato, sia pure per poco, della nostra gravosa e mossa esistenza. Un’atmosfera d’irreale e di iperbolico si è davvero diffusa intorno: sullo schermo dell’orizzonte passano vascelli rossi e gialli, carichi di fantasie: nei mattini di turchese, sul nastro bianco della riva, sfilano teorie di bellissime donne seminude; verso mezzogiorno, quando il sole a picco tira fuori da ogni goccia d’acqua un gioiello fino, centinaia di teste macabre eppur ridenti galleggiano sui bacili d’argento delle onde, simili a quella di San Giovanni decollato: e i bambini delle colonie marine, neri e per lo più deformi, seduti sulla sabbia, in cerchio intorno alla maestra che ha