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conoscenza domandava di visitarmi: altri telefonavano, e, verso sera, mentre stavo per rimettermi a letto, io stessa dovetti andare al telefono perché un signore chiedeva con insistenza di parlarmi.

Era l’uomo del sogno.

— Sa che ho sognato di lei? — gli dissi dopo la sua comunicazione. — Niente malignità, oh! Anzi lei mi ha dato i numeri del lotto.

— Li ha giocati?

— Io? Io non ho mai giocato al lotto; anzi mi ricordo che una volta tolsi la mia del resto inutile amicizia a una signora intelligente che ci giocava.

Sentii l’uomo ridacchiare: e mi parve di essere ancora nella pasticceria misteriosa, al buio, nella nebbia del sogno. Egli disse con ironia:

— Ebbene, mi dia i numeri e, se crede, mi tolga pure il saluto.

Sullo stesso tono glieli diedi: egli se li fece ripetere due volte, per non sbagliare.