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casa sui monti. E c’è un candelabro con sei braccia e ventitré candele. Mia madre, che è ancor viva e vegeta, lo tiene sempre acceso.
*
Mi svegliai con un profondo senso di angoscia. Angoscia per la fine improvvisa del sogno, ma anche per la rivelazione di quella vecchia madre che nella casa sui monti teneva accesa la luce patriarcale, mentre il figlio, già vecchio anche lui, errava per le strade ambigue di una vita senza scopo e senza luce.
Ma subito mi riprese un senso di leggerezza, quasi allegria: ricerco i numeri sognati, li ricordo nitidamente, godo la gioia fantastica della mia infermiera quando le regalerò questa magnifica cinquina. Lei correrà al botteghino del lotto: ci rimetterà certamente le due lire del biglietto; ma per tre o quattro giorni vivrà nel fasto e nell’ebbrezza della speranza di una vincita favolosa. Povera Lina, povera e grande come le pie donne che accompagnarono Gesù al sepolcro, tu lo meriti: tu che sei la mia prima