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Vera o fantastica, questa versione della madre, io non cercai di controllarla: né d’altronde ne avevo i mezzi. Ero come un avvocato sul serio, che pur di avere una causa appassionante, l’accetta con buona volontà, e si investe di una parte che può procurargli un successo. Io volevo questo successo, che mi risollevasse, sopratutto, ai miei occhi stessi.

— Faremo la supplica: ma a chi?

— E me lo domandi, cuoricino mio? Alla Regina.

La vecchietta diceva questo, come si trattasse di scrivere una lettera confidenziale ad una mia zia o magari alla mia mamma; mentre il nome della grande, della fulgida Regina, alta sopra i nostri cuori come la stella del mattino, faceva rabbrividire l’anima mia.

E fui presa nel cerchio di fede e di fantasia della piccola donna che credeva ciecamente alla potenza magica della parola scritta: potenza d’altronde che se scaturisce dal cuore vivo dell’uomo può davvero attra-