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La riconosco sì, adesso: è la vecchietta che si è portata in un canestro tutto quanto le occorre per dormire e per nutrirsi — punto centrale la caffettiera, — e passa i nove giorni del rito in un angolo della stanzetta che a noi è stata concessa ad uso di cucina.

*

Proseguì:

— Tu, dicono, sai scrivere meglio degli avvocati: persino la Regina legge i tuoi scritti. È un dono che Dio ti ha dato, e tu devi adoperarlo per il bene dei poveri. Tu devi scrivere una supplica per conto mio. La carta te la compro io, anche se costa una lira. Me la fai, questa grazia?

— Di che si tratta?

Ella mi guardò, sorpresa che solo io ignorassi la sua sventura.

— Come? Non lo sai? Mio figlio, il mio unico figlio, Sebastiano, è stato condannato innocente a venti anni di reclusione, per un delitto che egli non ha commesso.

Questo preambolo è invariabile in tutte le storie del genere; per ciò osservai:

— Dicono tutti così...

Ma il viso della piccola madre si coprì di