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vero, rivivo la vita anteriore che già mi era riapparsa sotto i lecci.

La chiesa è quella, il bosco è quello. È la chiesetta antichissima, in cima al Monte Orthobene, sopra la cascata di lecci, nell'ora quando il cielo si sprofonda fino a Dio, e dal mondo salgono le nuvole rosse che hanno assorbito e disperdono le passioni degli uomini.

Sono ancora fanciulla: la vita è dentro il mio pugno, come una manciata di gemme; ma io la depongo ai tuoi piedi, Signora del Monte, come nella canzone nuorese la giovane fidanzata morente offre le sue collane alla Vergine Maria.

Tutto io ti offrivo, Regina del Monte, purché tu mi conservassi la fede. E il canto dei fedeli intorno a me rinnovava il mito della nave salvata dalle onde: se ne sentiva il rombo di lotta, nelle voci di mare e di vento, nella cadenza monodica della melodia.

Su Munsignore sacradu,
In su mare navighende,
Mentres fit periculende,
In s'abba casi annegadu,
Cando a tie hat invocadu,
Sa tempesta est isvanida.
Imploranos, de su Monte
Reina, s'eterna vida.