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Tornavo, sofferente anch’io per un malessere fisico, dall’aver visitato, in una clinica, una carissima persona da lungo tempo malata di un terribile male: male al cui sbocco la morte risplende come un giardino di rose e d’aranci in riva al mare, in primavera: forse il giardino dal quale l’uomo fu scacciato per il suo peccato originale e dove rientrerà dopo che la vita gli avrà succhiato atomo per atomo ogni possibilità di gioia e di speranza.
La malata mi aveva chiesto un veleno; ed io risalivo la strada sfolgorante di verde e di luce, pensando al modo di procurarglielo.
Così, oltre l’angoscia, mi accompagnavano, neri e sinistri, la disperazione e il delitto.
Là, in fondo alla grande strada dove le ville fra i parchi profondi sembrano case di fate, e sono invece quasi tutte cliniche e alberghi di dolore, lassù c’è una farmacia dove forse potrò riuscire a procurarmi il veleno.