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esposizione delle cose che conteneva, tutti gli astanti, compresi i più refrattari all’incantesimo delle cianfrusaglie, stettero a guardare, a piegarsi, a toccare timidamente, poi a palpare, poi a sollevare, già sedotti, i lembi di quelle meraviglie.

Pizzi, ricami, merletti, tovaglie, scialli, trine d’oro e di perline, broccati e veli, vestiti di seta color luna e color tramonto, e fiori e fiori, arabeschi, greche, frangie, e il più iridescente e soffice imbroglio che si possa accettare anche da occhi bene esperti. In ultimo, quando già molti dei presenti, specialmente donne, se ne andavano coi loro acquisti, come oche con la coda del pavone, fu steso sulla nuda sabbia un tappeto per tavola, non grande: un metro e venti centimetri per un metro e venti, compresa la frangia che pareva fatta con bionde ciglia di sirene.

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Frangia che si staccava da un bordo laminato, del quale sarebbe difficile riferire le tinte cangianti se non si ricordassero quelle di certi uccelli di palude: verdi metallici precipitanti in viola, marroni illuminati di canarino, grigi perlati di piuma: e delle piume