Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu/212


— 206 —


brava sordo e sfregava con un dito l’anello lucentissimo. Sollevò di nuovo gli occhi e insisté: — Lo prenda lei: farà un affarone. Può darsi che la pietra sia diamante: eppure io glielo dò per poco.

— No, no.

— Se ne pentirà. È un bell’oggetto, anche da tenersi in casa. Sentiamo, quanto vuole spendere?

— Non lo voglio, anche se me lo regalate — troncai finalmente, burbera: egli capì e rimise l’anello sotto la calzetta della bambola. E la bambola fu giù di nuovo, con gli occhi chiusi, rassegnata a portare lei l’anello alla gamba, come quello di un condannato che sconta la sua pena.

*

E più in là si sentirono notizie di quest’anello. Fu naturalmente la Giannina, a portarle.

— Sa, hanno aggredito il povero stracciaro del bosco: gli hanno preso mille lire che teneva nascoste nella calza, e per di più lo hanno massacrato di botte.

— E lui, come li aveva, questi denari?

— Oh, bella, coi suoi negozi: aveva venduto anche un anello con un diamante vero.