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do di un cielo notturno autunnale. Due inverni il vestito ha preso parte della mia vita, ha conosciuto le mie vicende buone e cattive: per il terzo inverno l’ho pietosamente regalato alla Giannina: che godesse anche lei un po’ di calore e di benessere borghese. E la birbacciona se l’è venduto: forse per comprarsi due etti di caffè: e forse non ha fatto male, poiché la generosa bevanda le ha procurato una breve felicità che il vestito non poteva darle.
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L’uomo riprese la sua aria diffidente quando si trattò di aprire la seconda scatola: pareva lo facesse mal volentieri, e si guardò attorno prima di decidersi. Ma la serva, soddisfatto il suo desiderio, rientrò in casa, anche per rimirarsi nello specchio, e gli altri si sbandavano qua e là per il recinto. Di me lo stracciaro non poteva diffidare esageratamente; aprì, quindi, sollevò la carta che copriva gli oggetti della scatola: oggetti, a dire il vero, meno interessanti di quelli del sacco. Fra le altre cianfrusaglie, una bambola col naso rattoppato, dormiva, vestita e calzata, con la testa ferma su una