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con una corda, e le vecchie scatole che lo completavano, non lasciavano più dubbio sulla qualità della sua merce.

Ed era proprio lui: lo stracciaro del bosco.

— Non abbiamo bisogno di niente — dice la serva, pur affacciandosi all’uscio della cucina, con gli occhi lucenti di curiosità e bramosia.

— Che ci avete? — domanda invece la signora padrona, scendendo con dignitosa lentezza gli scalini della porta di casa.

Egli ha già capito che c’è da concludere qualche buon affare, e levandosi il copricapo dai capelli lisci, che hanno il colore delle castagne nuove, aspetta rispettoso gli ordini.

— Posate il sacco su quella tavola.

La parola sacco dà un’aria di spavento al viso già tanto pallido e mobile della serva: è vero che per spaurirla basta che un carbone scoppietti nel fornello, ma questa volta ha capito anche lei di che si tratta e, diciamo pure tutta la verità, una certa sfumatura d’inquietudine fiabesca s’è diffusa nel cuore degli astanti, ed anche nell’atmosfera intorno.

L’uomo abbassa la spalla, e il suo carico strapiomba sulla pietra rotonda della tavola: la pietra è rossa, e d’un tratto s’illumina come un vetro al tramonto: il sole