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ma pochi lo avevano realmente veduto: e solo la scarna Giannina, la nostra lavandaia, che anche lei si ostinava ad andare a risciacquare i panni al fiume, come le donne antiche, assicurava di conoscerlo in persona.
E forse fu per suggestione di lei che lo stracciaro si spinse fino ai nostri paraggi; e si dice paraggi, perché si stava ancora, nonostante la stagione inoltrata, e sovente pessima, in riva al mare. Le onde agitate arrivavano fino alla duna rinforzata di tamerici che difende il nostro recinto, e s’incanalavano da un lato e dall’altro, in modo che sembrava di trovarsi in cima ad una penisoletta non esente da pericoli di inondazione. Ma era bello, e il rumore continuo del mare destava, fra tutto quel silenzio di luogo disabitato, un senso di dormiveglia piacevole: pareva, infine, di vivere in una casa galleggiante, anzi nella pace romantica di una palafitta; e ad accrescere questa illusione non mancavano i mucchi brillanti dei gusci delle arselle, delle quali, nei momenti di bassa marea, si faceva una pesca straordinaria, convertita subito dopo in manicaretti squisiti ed economici nello stesso tempo.
Tutti i giorni, del resto, verso il tramonto, il cielo si rischiarava, quasi pentito di averci prodigato tante ore di uggia e di monotonia; ad ovest l’orizzonte si accende-