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si fanno la concorrenza per offrirceli in blocco: ma la stessa fatica della scelta ce li fa trascurare.

Infiniti poi sono gli spunti lirici, che quasi sempre però ricadono nel fatto personale, e coi quali bisogna andare ancora più cauti, almeno in questi momenti di scelta, penosa come un esame di coscienza.

E allora? Allora resta la fede in Dio, poiché c’è veramente un Dio che veglia sull’artista che ci crede; e la fede in sé stessi, nella propria ferma volontà di mai scrivere pagine fatte di sole parole: e infine la speranza nel domani riposato.

Con questi pensieri ritorna il sonno, — o forse è la stessa dolce violenza del sonno a provocarli, — e tutto rimane sospeso nel mistero del riposo.

E l’idea viene precisamente il giorno dopo, quando meno ci si pensa, nel groviglio delle altre preoccupazioni e delle altre fatiche quotidiane, quando, del resto, tutto si sopporta e si fa con sollievo, pur di non mettersi a scrivere. Donde scaturisca non si sa: quello che è certo è il senso di sorpresa e di gioia che l’accompagna. Gioia, pur troppo, riannuvolata di tormento, quando ci si rimette a tavolino e la vastità nivea della cartella da riempire, sembra un deserto lunare che