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Andata via la signora Pùliga, rimasero dunque sole, la futura suocera, bianca e tonda come la luna piena, e l'aspirante nuora, bionda esile come la luna nuova; sole, nella stanza da pranzo, che col suo decente divano ricco di cuscini chiari con ricami di colombi, rami di pesco, grifoni e ragni, e le belle credenze coi vetri smerigliati, funzionava anche da salotto. Un aroma di buon caffè casalingo, cioè tostato macinato e preparato in casa, rallegrava l'atmosfera ospitale della stanza, mentre la lampada col velario verde e la frangia di perline dava al rossomogano delle pareti un riflesso glauco di tramonto primaverile. Sì, certo, qualche cosa d'insolito, di nuovo, di caldo, vibrava nel piccolo ambiente modesto e gentile; e lo sfondava, allargandolo in vasti cerchi fantasiosi, come una sala di piroscafo viaggiante in alto mare.

La prima a riscuotersi fu la presunta suocera; anzi, un sorriso malizioso, se non maligno, poiché il cuore di lei era buono