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balcone, in mezzo ai rami del pino che si anneriva sullo sfondo color rame del cielo. Anche la barba del dottore era di quel colore, ispida come gli aghi del pino; ma lasciava scoperta una grande bocca sensuale e buona, da satiro melanconico. Questi particolari li osservai quando egli, dopo essersi avanzato silenzioso, si piegò per toccarmi la fronte e poi tastarmi il polso con la mano straordinariamente piccola per quel suo corpaccio gigantesco. Poi mi fece sedere e attaccò sulle mie spalle nude il suo orecchio freddo e duro, che mi diede l’impressione di essermi appoggiata all’ingresso di una grotta.
Quando fui di nuovo distesa, egli disse, con una voce gutturale e sommessa che combinava a perfezione con la sua figura stramba:
— Lei non ha niente, signora. Solo, forse, un po’ di febbre reumatica: però bisogna tenersi riguardati, con questi tempi; può sopraggiungere la bronchite o la polmonite. Non si scherza con l’umido: lo so ben io che sono il medico della Maremma e ho sempre da fare con boscaiuoli, pescatori e cacciatori.
Io lo guardavo senza poter parlare: mi pareva di vederlo campeggiare sullo sfondo